OPERAI DEL SOCIALE: LA PRIMA PILLOLA DI LAVORO SOCIALE RACCONTATA DA Oreste
21 dicembre 2015 - Blog / operai del sociale
Mi chiamo Oreste, sono un operatore presso 2 gruppi appartamento per persone con patologia psichiatrica lieve gestiti dalla cooperativa Abrate sotto mandato del D.S.M.(Dipartimento Salute Mentale) di Alba e Bra. I gruppi appartamento sono strutture residenziali con finalità socioriabilitative, in cui gli ospiti si trovano a vivere una condizione di maggiore libertà rispetto alle altre tipologie di Comunità. Alcuni lavorano, tutti dispongono delle chiavi di casa e possono definire i loro orari di entrata ed uscita. Il mio lavoro consiste nell’accompagnare gli ospiti nella progressiva conquista della loro autonomia, con la speranza che qualcuno prima o poi riesca ad affrancarsi dal circuito sanitario-tutelare e riprenda compiutamente nelle sue mani la propria vita. I gruppi appartamento sono uno dei segni più tangibili dei profondi cambiamenti dei servizi psichiatrici dopo il superamento dell’istituzione manicomiale a seguito del movimento di riforma ispirato da Franco Basaglia negli anni sessanta e settanta. Cambiamenti certo parziali, segnati da mille contraddizioni(anche nei gruppi è necessario “sorvegliare” e contenere il rapporto di potere tra operatori e ospiti…), e che ultimamente vengono posti sotto attacco, stritolati nella morsa da un lato di presunte esigenze di riduzione della spesa pubblica, dall’altro della reviviscenza di ideologie securitarie che tendono a stigmatizzare alcune persone trasformandole in categorie socialmente subordinate.
La giunta regionale del Piemonte, con la delibera del 3 giugno volta al “Riordino della rete dei servizi residenziali della psichiatria”, ha sferrato un colpo micidiale ai gruppi appartamento, nel quadro di un contenimento generale della spesa sanitaria che rende sempre meno concretamente esigibili i diritti relativi alla tutela della salute. Chi ancora nutrisse dubbi su un profilo solidaristico del Partito Democratico, e sulla sua sensibilità sociale, può fugarli velocemente esaminando il testo… Persino l’Alleanza delle cooperative sociali del Piemonte, solitamente moderata nei contenuti e nei toni, ha espresso con nettezza la propria preoccupazione. Ecco 2 frasi che mi paiono indicative, tratte da un comunicato del 15 giugno:”…l’assessore Saitta ha decretato la fine di una fitta rete di servizi, dedicati alle persone con problemi di salute mentale…Il venir meno, ad esempio, dell’esperienza dei gruppi appartamento, riporterà le lancette a prima della legge Basaglia.”.
La delibera stabilisce esplicitamente l’obiettivo di ridurre il numero dei posti di assistenza residenziale (dagli attuali 3,2 posti ogni 5000 abitanti si vuole tendere al rispetto dell’indicatore di fabbisogno pari ad un posto letto ogni 5000 abitanti!):a tal fine richiama una sentenza del Consiglio di Stato secondo cui “…alle Regioni è stato affidato il compito di adottare determinazioni di natura autoritativa e vincolante in tema di limiti alla spesa sanitaria…”, e fa riferimento all’avvenuta costituzionalizzazione del principio del pareggio di bilancio. La quota regionale che copre i costi delle tariffe verrà ridotta drasticamente, e l’onere sarà trasferito sulle spalle gracili degli ospiti e delle loro famiglie, o sulle casse esauste di comuni e consorzi già strangolati dalla costante riduzione dei trasferimenti.
Ma la sostenibilità finanziaria del servizio non è l’unica ad essere in pericolo. Infatti la delibera definisce un percorso per l’autorizzazione all’esercizio e l’accreditamento delle strutture che pone vincoli in netto contrasto con i principi fondativi dei gruppi appartamento. Ecco alcuni esempi:
1)viene di fatto superata la classificazione della struttura abitativa come civile abitazione
2)si prospetta un passaggio da servizi maggiormente educativi/riabilitativi ad altri più assistenziali
3)la durata massima della permanenza degli ospiti è fissata in 36 mesi, prorogabili per ulteriori 12 mesi. E dopo?
Questo piano di riordino riguarda una realtà abbastanza estesa: il numero di gruppi appartamento in Piemonte è pari a 355, con 1365 posti letto (senza contare che la delibera si occupa anche di regolamentare le Comunità alloggio e le Comunità Protette, con funzioni terapeutico riabilitative).
Non nego che ci sia bisogno di una nuova regolamentazione del settore: è giusto controllare come vengono usati i soldi pubblici, e collegare la loro erogazione al rispetto di alcuni parametri qualitativi. Ma, al di là del contesto pesantemente segnato dall’austerità di bilancio, è la modalità dirigistica della giunta che trovo negativa. Calare dall’alto norme astruse, senza consultare chi abita nelle strutture e chi ci lavora, è indicativo del fatto che il cuore del provvedimento non ha nulla a che fare con il miglioramento dei servizi residenziali psichiatrici. Sarebbe auspicabile lavorare all’organizzazione di un controllo comunitario, orizzontale, in cui, nell’ambito di ciascun Dipartimento di Salute Mentale, gli ospiti, i loro famigliari e i lavoratori al di là del ruolo e dell’ente di appartenenza, stabiliscano i profili degli interventi e i reciproci strumenti di verifica, superando l’attuale separazione dei diversi ambiti operativi.
Per fortuna la delibera, a seguito di alcuni ricorsi, è stata sospesa, e il Tribunale Amministrativo Regionale entrerà nel merito del provvedimento il 13 di gennaio. Rimangono alte le preoccupazioni e le incognite, legate all’esito dell’attuale trattativa tra l’assessorato e le controparti, che potrebbe sfociare in un compromesso insoddisfacente prima che si giunga alla sentenza. La cooperativa per cui lavoro è affiliata a Confcooperative: io non trovo adeguata la linea di questa organizzazione di rappresentanza, anzi credo che sia controproducente. La galassia delle cooperative cerca di mantenere la propria posizione di mercato, informando la propria condotta ad un realismo impotente che considera inevitabili i tagli, e assume come unica prospettiva quella di sopravvivere nella tempesta, garantendo la flessibilità necessaria a cogestire la riduzione del servizio. Questo porta al divorzio definitivo delle ragioni delle imprese sociali, sempre più imprese, da quelle dei soci lavoratori, sempre più subordinati: in un quadro di tagli subiti ed accettati, gli interessi divergeranno sempre di più.
E ora arrivo ad un punto dolente, e cioè alla mancata reazione dei lavoratori(a parte alcune lodevoli eccezioni, e penso per esempio all’ottimo lavoro della CUB torinese). Mancanza di una adeguata reazione strettamente connessa alla mancanza di una visione realmente alternativa di erogazione del servizio(e già il fatto di esprimermi così,”erogazione del servizio”, mi fa orrore): è come se, insieme alla capacità conflittuale, ci avessero rubato l’immaginazione. Parlo prima di tutto di me, della mia ignavia, della mia passività. Non ho fatto nulla per contattare gli altri lavoratori dei gruppi appartamento della mia zona, per provare ad organizzare insieme un percorso rivendicativo. Sono stato affossato da un fatalismo greve, dalla sensazione preventiva che il mio piccolo sforzo sarebbe stato vano, dall’intima convinzione che la sconfitta fosse già data. Ho provato a giustificarmi, a considerare naturale la mia inazione. Ho richiamato alla memoria alcuni insuccessi di percorsi aggregativi sperimentati in precedenza, insuccessi dovuti anche alla mancanza di impegno di altri lavoratori sociali: lavoratori che non hanno creduto nella possibilità di costruire una voce autonoma e organizzata, che preferiscono continuare a lamentarsi a vuoto, e che a volte giudicano con superficialità e supponenza i tentativi intrapresi. Ma la verità è che non ho giustificazioni. Mi guardo, capisco a che livello sono caduto, e allora mi dico che no, non deve più succedere: perchè ogni piccolo contributo è importante per rimontare il piano inclinato della sconfitta e della rassegnazione. Cerco con questo breve intervento, fuori tempo massimo,di ovviare a ciò che non ho fatto finora: lascio il mio numero (3384714566) e la mia mail (oreste.borra@libero.it), se qualcuno avesse voglia di contattarmi, di suggerirmi idee, di condividere opinioni, di insegnarmi qualcosa…
Oreste
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