DOCUMENTAZIONE CONSEGNATA AL DOTT. BERTOLUZZO
4 aprile 2015 - Documenti
Qui di seguito riportiamo la documentazione consegnata al Dott. Bertoluzzo Marco, Direttore del Consorzio Socio-Assistenziale Alba-Langhe e Roero, in data 6 luglio 2015. Contiene l’impostazione educativa sostenuta dall’Associazione e la richiesta del tavolo di confronto.
L’educazione è una funzione vitale: non può essere delegata tout-court ad un gruppo di professionisti o esperti, perchè riguarda l’essenza stessa e la costituzione della Comunità, che proprio nel momento educativo si riconosce e alimenta quella responsabilità che dovrebbe essere comune e diffusa.
Intendiamo l’Educazione come progetto politico comunitario, collettivo e dal basso: oggi ci pare invece assumere le forme di un apparato stretto tra gli imperativi del mercato e vincoli di bilancio soffocanti. Questo contribuisce a rafforzare il processo degenerativo della nostra democrazia: attraverso il progetto educativo vogliamo “prendere parte” e con forme partecipate e critiche portare il nostro piccolo contributo alla sua rigenerazione.
La Comunità è da intendersi non come presupposto, non come oggetto mitico e armonioso a cui conformarsi,ma come processo di trasformazione. Insomma non può esistere comunità educante se non la si vive e racconta come dispositivo pedagogico che forma, plasma e costituisce identità.
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IMPOSTAZIONE EDUCATIVA E GESTIONE PARTECIPATA
L’educazione è un BENE COMUNE e come tale va trattata. Svilita a mera erogazione di un servizio, è invece il PROCESSO principale che costituisce il tessuto sociale, PARTECIPATO e APERTO al contributo di tutti i cittadini.
Assumere l’approccio dei Beni comuni significa non focalizzarsi sul concetto di servizio, ma partire dai rapporti e dalle relazioni sociali, dalla città, dai suoi spazi e dai suoi saperi. Significa agire una riappropriazione comunitaria di un tema essenziale e costituente della vita.
Tutti possono partecipare alla RIFLESSIONE PEDAGOGICA , nella quale la comunità stessa dovrebbe esprimere gli indirizzi politici e culturali delle attività educative: i cittadini devono riscoprirsi come SOGGETTI e quindi parte in causa nella formulazione delle istanze educative.
Facciamo un esempio. Nei Cam e nell’Estate Ragazzi oggi si eroga un servizio ai “minori”. Questo termine è indicativo di una valutazione inferiorizzante dei soggetti per cui è costruito il servizio. E’un tratto comune alla maggior parte degli operatori sociali: nelle comunità per disabili o psichiatriche è usuale per gli ospiti delle strutture sentirsi definire con l’appellattivo di “ragazzi” o similari.
Pensiamo sia necessario un ribaltamento della prospettiva:
e se i minori avessero qualcosa da dire sulla loro condizione?
E’ possibile non confinarli in un ruolo passivo e totalmente dipendende da decisioni calate dall’alto?
E liberarli magari dalla camicia di forza della prevenzione dal disagio valorizzando le loro potenzialità e attitudini di cittadini?
Sono temi complessi a cui non pretendiamo di fornire risposte assolute, ma che necessitano di una discussione comune articolata e approfondita.
- CONDIZIONE LAVORATIVA E FORMAZIONE
Un’attività educativa di qualità non può prescindere dalla corretta definizione, stabilità e continuità della condizione lavorativa. Oggi manca una CULTURA DEL LAVORO EDUCATIVO, condizione necessaria per contrastare la tendenza al precariato, che influisce negativamente sull’azione educativa. Una chiara distinzione tra figure di riferimento (educatore) e volontari risulta necessaria per mettere ordine nella progettualità e nella definizione e valutazione degli obiettivi educativi da perseguire sul territorio. E’ di vitale importanza concepire la formazione come un’attività di apprendimento continuo da organizzare tenendo conto della specificità dei differenti ruoli, ma che non assuma un carattere escludente verso nessun soggetto coinvolto nel percorso educativo.
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SPAZI
L’azione educativa non deve limitarsi a porre al suo centro il CAM, ma collocare questo in uno spazio più ampio di intervento, che è la comunità. L’azione educativa deve valorizzare i quartieri, la città, la comunità, il territorio. Lo spazio (ambiente) ha un ruolo centrale nelle relazioni educative ed è importante tenere conto di come e in quale misura questo influenzi il vivere comunitario.
Riflessione sugli ambienti come luoghi che abbiano IDENTITA’, STORIA e RELAZIONI
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FINANZIAMENTO DEL SERVIZIO
Responsabilità degli Enti pubblici, che stanzino adeguati fondi ordinari per la realizzazione dei progetti educativi. I fondi straordinari, reperiti con altre linee di finanziamento, non siano utilizzati per sollevare gli Enti da tale responsabilità.
TAVOLO DI CONFRONTO
Chiediamo un PERCORSO articolato in più incontri, occasione di dialogo e scambio con l’obiettivo di costruire insieme una possibile alternativa educativa partecipata e dal basso.
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SOGGETTI COINVOLTI: rappresentanti di Comuni, Enti, Consorzio socio assistenziale Alba – Langhe – Roero, Associazione Educazione Bene Comune, lavoratori, genitori.
Un tavolo che coinvolga l’intero territorio di riferimento del Consorzio.
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TEMPI: ottobre-dicembre 2015
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TEMI TRATTATI: condizione lavorativa, impostazione educativa e spazi, finanziamenti.
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METODO: metodo partecipativo che garantisca l’intervento al tavolo di tutte le parti interessate. Nella prima riunione dovranno essere definiti la frequenza degli incontri, le modalità di intervento (ad esempio i tempi di ogni intervento….) e la figura di un garante del buon funzionamento del Tavolo. La questione del finanziamento delle attività dovrà essere trattata per ultima: questo per evitare che la carenza di fondi venga utilizzata come motivazione che impedisce il confronto e non come oggetto dello stesso.
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INCHIESTA: proponiamo che entro aprile 2016 si svolga un’inchiesta tra i bambini e gli adolescenti che partecipano ai progetti in corso per fare emergere le loro valutazioni e le loro proposte. Il metodo che personalmente ci piacerebbe attivare è quello della Socioanalisi narrativa.